Il privato è responsabile degli infortuni in casa Stampa
di Patrizia Maciocchi (il Sole 24 ore)  pubblicato il 02 dicembre 2010

Se l'operaio muore lavorando in casa di un privato, scatta la condanna per omicidio colposo a carico di chi lo ha fatto lavorare nella propria abitazione senza le dovute misure di sicurezza.
La Corte di cassazione, con la sentenza n.42465, ribadisce la posizione di garanzia ricoperta anche dal privato cittadino che si avvale di manodopera. E specifica l'ampia portata dei principi del decreto legislativo 81/2008 e s.m.i. estensibili ai lavoratori autonomi.

Gli ermellini hanno così respinto il ricorso, contro le sentenze di primo grado e secondo grado che disponevano una pena di otto mesi di reclusione, per il proprietario di un appartamento, considerato responsabile della morte di un operaio contattato per dipingere i soffitti del suo appartamento.
La vittima, senza cintura di sicurezza e senza casco, era precipitata, da oltre 3 metri, dove lavorava su assi inchiodate, raggiungibili con una scala e prive di parapetto.

La Cassazione evidenzia la posizione di garanzia ricoperta dal committente che, in assenza di un direttore dei lavori, si era assunto interamente il rischio dell'organizzazione, senza però preoccuparsi né di verificare l'idoneità del lavoratore che aveva ingaggiato – non iscritto ad alcun albo artigiano o camera di commercio – né di dotarsi dei sistemi "anticaduta" previsti dalla normativa in materia in caso di lavori fatti ad altezze superiori ai due metri.